lunedì 17 settembre 2018

La comunità necessita di coesione non di divieti !!!

Quando un Comune ovvero una comunità adotta un Regolamento per la convivenza civile, la sicurezza e la qualità della vita in cui alla voce Divieti all'articolo 28 comma 2 si vieta la pratica di giochi che possano arrecare disturbo nei luoghi pubblici tra cui i parchi ecco che siamo all'apice di un declino del senso di comunità e occorre un risveglio delle coscienze che per opporsi il più delle volte a pratiche di persone di altre culture, queste coscienze assopite non fanno altro che colpire le giovani generazioni.

L'articolo 28 al comma 2 dice quanto segue....

In generale sul suolo pubblico o a uso pubblico nonchè su aree aperte al pubblico, è vietato praticare giochi che possono arrecare intralcio o disturbo, procurare danni ovvero costituire pericolo per sè o per gli altri.
 Con deroga ovviamente e per fortuna in occasione di intrattenimenti temporanei a carattere locale e manifestazioni ludiche autorizzate.
In concreto questo divieto ha portato a multare un gruppo di 7 ragazzi che alle 10,30 di venerdi sera del 31 agosto giocavano nel parco del piccolo paese di campagna che offre almeno i  parchi per i giovani.
Tutto parte da una profonda intolleranza verso il diverso di turno.
I giovani adolescenti si sa non hanno mai ispirato simpatia alla comunità di anziani, chi non ricorda nel cortile le frasi...non giocare a pallone lì che si rompono i fiori ! Che poi per l'adulto significava..non giocare.. punto !!
Ma quando una comunità fornisce alle istituzioni gli strumenti punitivi per colpire chi gioca ecco che a rimetterci sono le famiglie anche in termini economici.

In pratica si mina la capacità di condivisione e di coesione delle nuove generazioni.

Ma ora esprimo una mia profonda sensazione personale, questi divieti nascono da intolleranza verso i giochi e le le loro manifestazioni nei parchi di piccole comunità locali di extracomunitari che qui nella zona dei comuni di Argenta e Portomaggiore significa...comunità pakistana con il gioco del cricket.
Queste intolleranze sociali stanno vuotando la coscienza collettiva da ogni intento di salvaguardia futura.
Ovvero è inutile attaccare chi ha pratiche di vita diverse senza osservare i propri figli che sono nella scuola gli unici in grado di convivere con l'altro di turno.
I ragazzi sono bellissimi quando ascoltano insieme la musica e ognuno di loro ha una sfumatura diversa della pelle, chi chiara, chi mulatta, chi scura e spesso imitano nel modo di vestirsi e nel gergo proprio l'altra comunità.
I bianchi vorrebbero essere  nigga e si vestono come loro ed imitano il loro modo di molleggiare camminando, e i nigga desiderano vestirsi e muoversi come i bianchi.
Quindi i giovani ci stanno urlando e aiutando nel comprendere che le differenze non le vogliono, vogliono mescolarsi e sentirsi una comunità unica.

Ma una diversa cultura si manifesta con una diversa percezione della vita e dei suoi ritmi ed è questo il messaggio importante della condivisione comunitaria e della interazione tra culture.... la domanda da porsi dal punto di vista esistenziale è questa ....Siamo così sicuri che il nostro ritmo di vita diventato frenetico e la nostra cultura consumistica ormai spietata siano il futuro giusto per tutti ? O sarebbe meglio farsi influenzare da altre culture?
A questo proposito ho trovato molto interessante una riflessione in cui almeno 60 anni fa Jung analizzava e confrontava la civiltà islamica e quella europea dopo le impressioni avute durante un viaggio in Tunisia.

Ho pensato di riportare alcuni punti cruciali delle sue riflessioni.
Dopo profonde osservazioni sui loro comportamenti e sul loro modo di relazionarsi così naturale e lento tanto da sembrare senza tempo, Jung dice :

Resta da vedere ciò che l'era della tecnica farà dell'Islam....(....)

Mentre ero ancora preso da questa profonda impressione di una durata infinita e di un'esistenza statica, degna dell'età dell'oro, d'un tratto ricordai il mio orologio, e pensai al tempo accelerato dell'europeo.
Era questa, senza dubbio, la nuvola buia e inquietante che pendeva minacciosa
sul capo a questi inconsapevoli.Improvvisamente mi apparvero come selvaggina che non vede il cacciatore, ma che con indistinta angoscia ne sente l'odore:
in questo caso il cacciatore era il dio del tempo che inesorabilmente avrebbe frantumato in pezzetti - giorni, ore, minuti, secondi - quella loro durata, memore ancora dell'eternità.....(....)
Gli mancava ancora quel che di folle che l'europeo si porta dietro.
L'europeo è sicuramente convinto di non essere più quello che era secoli fa: ma non sa ancora cosa  è divenuto.
L'orologio gli dice che a partire dal medioevo il tempo e il suo sinonimo , il progresso, si sono insinuati in lui e irrevocabilmente gli hanno sottratto qualcosa.
Con un bagaglio alleggerito continua il suo viaggio, con una velocità costantemente crescente, verso mete nebulose.
L'illusione dei suoi trionfi tecnologici, lo defraudano sempre più della sua durata e lo trasportano in un'altra realtà di velocità e di accelerazioni esplosive.
Quanto più penetravamo nel Sahara, tanto più per me il tempo rallentava il suo ritmo e minacciava persino di muoversi a ritroso.
Il crescente e e abbagliante calore contribuiva a tenermi in uno stato di sogno e quando raggiungemmo le prime palme e le abitazioni dell'oasi mi sembrò che tutto lì fosse esattamente come avrebbe dovuto essere e come era stato da sempre.
Fu per me una lezione: quella gente viveva dei suoi affetti, anzi ne era posseduta. La loro coscienza da una parte li orienta nello spazio e trasmette loro le impressioni che vengono dall'esterno, dall'altra è mossa da impulsi ed affetti interni: ma non è capace di riflessione sicchè il loro Io manca di ogni autonomia.
La situazione non è molto diversa per noi europei, ma dopo tutto siamo un po' più complicati.
In ogni caso possediamo un certo grado di volontà e una certa meditata finalità.
Ma non percepiamo la vita con intensità......
.....Evidentemente l'incontro con la civiltà araba mi aveva profondamente impressionato. La natura emotiva di questi popoli irriflessivi, tanto più vicini di noi alla vita, esercita una forte suggestione su quei sedimenti storici che sono in noi e che solo da poco abbiamo o crediamo di avere superato.
E' la fede nel progresso che ci fa correre il rischio di fare sogni per il futuro tanto più infantili quanto più la nostra coscienza rifugge dal passato.
Pertanto la visione di un comportamento primitivo  desta nell'uomo adulto e civile nostalgie che scaturiscono da aspirazioni e bisogni inappagati, corrispondenti a quelle parti della personalità che sono state represse a danno dell' interezza dell'uomo.

E io aggiungo che questi comportamenti primitivi che si manifestano attraverso diverse culture, ovvero usi e costumi di  popolazioni extracomunitarie inserite nella comunità europea, vengono vissute come minaccia poichè stimolano il risveglio di quelle parti della personalità represse.
L'europeo ha il timore di ritrovare la propria integrità di essere umano e piuttosto che vedere ciò che ha perso reprime e vieta il bello della vita infastidito per esempio nelle nostre zone dalla lenta camminata degli uomini pakistani.
Quindi invece di rallentare il ritmo stressante giudica negativamente la loro lentezza pur di non guardare in faccia la perdita incessante del tempo da dedicare a se stessi dei popoli europei.











1 commento:

  1. Grazie come sempre delle tue riflessioni!
    Hai proprio centrato il punto.
    Quando smetteremo di considerare le diversità come problemi? Quando cominceremo ad aiutarci tutti a cooperare per il Bene Comune? Quando metteremo il Rispetto per la Vita al primo posto nelle nostre giornate?
    Meditiamo... =)

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