lunedì 21 settembre 2020

LA GHIANDA E LA QUERCIA

 Da tempo volevo riportare la forza della teoria della ghianda così come descritta dallo psicologo James Hillmann. Ho lasciato trascorrere qualche mese, ho osservato la società, soprattutto genitoriale, buttata in pasto alle scelte incoerenti, altalenanti, ossessive messe in atto nell'istruzione scolastica italiana.

Ho ascoltato genitori increduli, arrabbiati, tesi, indecisi o decisi, li ho visti prendere decisioni più o meno forti nei confronti della scuola e i bambini li ho visti accettare questo delirio sociale e politico.

Proprio l'altro giorno passando davanti ad una scuola elementare ho potuto vedere un parco con alberi alti racchiusi tra percorsi confusi delimitati dal classico nastro a righe rosse e bianche. Poteva sembrare un|'intenzione di limitare zone con lavori in corso ma purtroppo erano le zone per mettere i bambini in batteria per giocare all'aperto.

Ecco la scuola risponde ad una necessità di educazione, anzi ad un obbligo educativo con una organizzazione aziendale improvvisata per mettere in sicurezza la propria comunità educante esattamente come farebbe una azienda che produce polli da allevamento.

Nell'emergenza li separa, ognuno in una propria gabbia virtuale di 1 metro , eventualmente li cura nei modi che ritiene più idonei al contagio in atto , previene con mascherine il contatto anche verbale e nell'ora dedicata li libera nel cortile, come i polli allevati a terra con mascherine e vietando alcun contatto fisico.

Proprio come si fa anche nell'agricoltura industriale, tra i filari di frutteto, si prendono esclusivamente decisioni di cura o prevenzione imposte da un tecnico. E chi come noi si occupa di agricoltura biologica e chi come me ha amato l'ecologia nel percorso di studi, non può solo osservare ed accettare poichè sa che un altro modo ed un altro mondo è possibile.

Qui si parla di esseri umani, di comunità e di vita dei bambini e non dimentichiamo che con il presente si delinea il futuro.

Per questo credo sia fondamentale parlare con intento della Teoria della Ghianda per infondere coraggio e fducia necessari per fare scelte educative parallele che possano mettere fine ad un abuso di controllo nei confronti di bambini e ragazzi.

Riporto così come le ho trovate nel libro di Hillmann le sue parole, affinchè venga descritto il valore ecologico di una ghianda curata, affinchè possa diventare una potente quercia che cresce spontanea e non cresce in un bosco antropizzato su filari delineati senza sufficiente spazio per dare vita alla propria forza espressiva.


"La TEORIA DELLA GHIANDA dice che io e voi e chiunque altro siamo venuti al mondo con un'immagine che ci definisce. Nel linguaggio di Platone, ciascuno di noi incarna l'idea di se stesso.

E questa forma, questa idea, questa immagine non tollerano eccessive divagazioni.

La teoria inoltre , attribuisce all'immagine innata un'intenzionalità angelica o daimonica come se fosse una Scintilla di Coscienza; non solo, afferma che l'immagine ha a cuore il nostro interesse perchè ci ha scelti per il proprio.

L'idea che il daimon abbia a cuore il nostro interesse è probabilmente l'aspetto della teoria più difficile da accettare......Perchè è così diffcile immaginare che qualcuno o qualcosa tenga a me , si interessi a quello che faccio, magari mi protegga o addirittura mi mantenga in vita, indipendentemente, in una certa misura, dalla mia volontà e dalle mie azioni??.....Nonostante questa protezione invisibile, noi preferiamo immaginarci gettati nudi nel mondo, vulnerabili e completamente soli.

E' più facile credere nella favola di uno sviluppo autonomo , eroico, che in quella di una provvidenza che ci guida e ci ama, che ci trova necessari per quello che abbiamo da offrire e che accorre in nostro aiuto.

I bambini rappresentano la miglior dimostrazione pratica di questa teoria. ....e mi riferisco soprattutto al banalissimo miracolo in cui si rivela il MARCHIO DEL CARATTERE: tutto a un tratto, come dal nulla, il bambino o la bambina mostrano chi sono e la cosa che devono fare. Queste urgenze sono spesso frenate da percezioni distorte e da un ambiente poco ricettivo, sicchè la vocazione si manifesta nella miriade di sintomi del bambino difficile, del bambino autodistruttivo, del bambino "Iper", tutte espressioni inventate dagli adulti in difesa della propria incapacità a comprendere il sintomo.

Ebbene la teoria della ghianda offre un modo completamente nuovo di guardare al comportamento infantile, considerandolo non tanto dal punto di vista delle cause quanto delle vocazioni, non tanto delle influenze passate, quanto delle rivelazioni di un futuro intuito.

Riguardo ai bambini e alla loro psicologia chiedo che ci togliamo il paraocchi dell'abitudine. Voglio che riusciamo a vedere come ciò che fanno e che patiscono i bambini abbia a che fare con la necessità di trovare un posto alla propria specifica vocazione in questo mondo.

I bambini cercano di vivere 2 vite contemporaneamente, la vita con la quale sono nati e quella del luogo e delle persone in mezzo a cui sono nati.

L'immagine di un intero destino sta tutta stipata in una minuscola ghianda, seme di una enorme quercia su esili spalle.E la sua voce che chiama è forte ed insistente e altrettanto imperiosa delle voci repressive dell'ambiente. La vocazione si esprime nei capricci e nelle ostinazioni, nelle timidiezze e nelle ritrosie che sembrano volgere il bambino contro il nostro mondo, mentre servono forse a proteggere il mondo che egli porta con sè e dal quale proviene.

La teoria della ghianda si propone come una psicologia dell'infanzia. Ogni bambino , è un bambino dotato, traboccante di dati (spesso clinici): ovvero di DOTI, che sono tipiche sue e che si manifestano in modo tipico, sovente causa di disadattamento e di sofferenza."

Ecco che nel loro comportamento,  nelle loro immaginazioni, nella loro creatività, nei loro comportamenti definiti patologici , risiedono indicazioni del loro daimon e di ciò che potrebbe volere il loro daimon affinchè si realizzi la propria vita futura. Questo dunque è un forte invito a riflettere sul ruolo della comunità educante quando prende decisioni fortemente contrastanti rispetto al possibile sviluppo del potenziale del bambino.

Oggi noi tutti, genitori, educatori, amici, negozianti, nonni ed ogni individuo che si relazioni con un bambino, siamo chiamati ad uno sforzo per evitare loro di subire l'oppressione di un sistema che li sta definendo pericolosi per gli altri individui.

Mai come oggi occorre mostrare altre strade utili alla realizzazione della propria individualità, occorre cercare vie di fuga o sentieri nuovi anche all'interno degli istituti scolastici per permettere loro di esprimere le proprie potenzialità affinchè la ghianda diventi una possente quercia.

E qui rubo una potente immagine utilizzata da Andre Stern: evitiamo loro di rimanere dei semplici bonsai, come lo siamo noi adulti, piccola immagine di un potenziale sacrificato a causa di una comunità educante che sta loro imponendo limiti sempre più disumani

Dedicato alle future querce!!!!



giovedì 4 giugno 2020

Verso l' ISOLA POSSIBILE.

Una cara amica mi ha inviato una cartolina magica con un veliero tridimensionale, il veliero di Peter Pan per giungere all'Isola che non c'è.
Come mi ha ricordato, noi su quel veliero ci siamo già e insieme, in un futuro che spero non sia troppo lontano, giungeremo all'Isola che non c'è.
Invito un numero sempre più ampio di persone a salire sul veliero e a raggiungerci muniti di fiducia in un altro mondo possibile.
Questo veliero non ci traghetta da una sponda all'altra verso gli inferi, ma fa qualcosa di grandioso permette di credere nei propri sogni e di trasformarli in realtà, un veliero che si nutre di sogni e non di paure e di sensi di colpa.
Quando ho aperto la lettera non ho potuto non pensare che devo sempre rimanere bambina e che, mai come in questo periodo, devo permettere ai bambini di collegarsi ai loro mondi invisibili e lasciare andare le paure indotte dagli adulti.
Se io invitassi qui in campagna i bambini a giocare, alimentare i loro sogni attraverso il gioco, mi basterebbe avere tutti i bambini qui senza genitori , mi basterebbe lasciarli giocare tra i campi, l'aia, con gli animali o da soli per vederli vivi immersi nei loro sogni senza maschere e senza mascherine dietro cui nascondersi e celare i propri volti. A loro basta poco, basta essere affiancati da comandanti coraggiosi e spensierati per andare senza paura verso l'Isola che non c'è !!
Da tempo sto pensando che per cambiare il presente dei bambini occorre lavorare sui loro genitori, per coltivare la creatività dei bambini, occorre rieducare i genitori all'utilizzo della fantasia, della creatività, così potremo insieme evitare di avere un sistema educativo, famigliare e scolastico, che si basa sul controllo e che si vuota di fiducia.
Dopo questi lunghi mesi di controllo sociale, ho potuto vedere come molti genitori abbiano acutizzato il loro attraverso i figli, già eccessivo; l'ho potuto vedere per esempio attraverso l'utilizzo indiscriminato delle mascherine  anche in età pediatrica.
Ma in tanti ci siamo posti molte domande sull'educazione in senso ampio, non solo legata all'ambito scolastico. Ho potuto parlare con genitori che si sono resi conto che i figli sono, per necessità organizzative, troppo spesso delegati ad altri, ad altri educatori e che il loro tempo per godersi la loro crescita ormai è fugace per colpa dei lavori a tempo pieno e della moltitudine di corsi e impegni extra scolastici.
Per la prima volta, dopo diversi anni di istruzione famigliare, ho sentito che alcune famiglie hanno mostrato una forte curiosità verso l'homeschooling, svuotata di pregiudizi rispetto al passato.
Una curiosità affiancata dalla necessità di riappropiarsi di una relazione non più fugace con i propri figli.
Quello che forse ancora non sanno è che fare homeschooling e ancora meglio unschooling rende i genitori comandanti di quel veliero diretto verso l'Isola che non c'è.
Ma ancora meglio, costruire una comunità reale di famiglie che si affidano ad un nuovo sistema educativo permette di salire tutti insieme su quel veliero.
Non si tratta di andare contro il sistema educativo dominante, ma di costruirne uno parallelo che inviti la comunità educante ad un confronto sui tanti vincoli imposti dall'educazione odierna.
Si tratta di costruire nuovi percorsi che meravigliosamente si potrebbero incrociare ed incontrare con gli altri, finalmente con l'intento di un confronto senza il timore da entrambe le parti di un giudizio subito.
Siccome ci piace sognare, sogniamo una comunità fluida, in grado di sostenersi l'un l'altro, salire sul veliero diretto verso i sogni, le proprie inclinazioni, le proprie passioni e questa potrebbe indurre il sistema scolastico a rivedere il proprio presente fatto di voti che alimentano un approccio alla vita neoliberista, fatto di nozioni memorizzate senza il piacere di apprendere.
Su questo veliero potremo finalmente salire giurando sul pieno rispetto della Costituzione Italiana  e rispettando l'articolo 3 della Costituzione, rimuovendo ogni ostacolo al pieno sviluppo della persona umana.
Io lo sento.... l'Isola che non c' è è sempre più vicina non è un miraggio e per guidare il veliero nella giusta direzione il  carburante è un nuovo modello educativo dove i sogni e la creatività diventano finalmente l'obiettivo sociale delle famiglie.

Vi aspettiamo!! Noi siamo già a bordo e qui l'amicizia è autentica!!!





mercoledì 11 marzo 2020

Camminare per non stare nella paura.

In un periodo storico di alienazione e limitazioni sociali che per l'Italia non ha precedenti se si fa riferimento al dopoguerra, ho creduto fosse utile per tutte le persone ancora non paralizzate emotivamente dal Coronavirus parlare della pratica del CAMMINARE.
Come in molti post, anche in questo suggerisco la lettura di un libro intriso di saggezza...

Camminare, un gesto sovversivo     di Erling Kagge.

Mi chiedo come la gente proprio ora che si parla di emergenza sanitaria, prenda in considerazione esclusivamente il fatto di rinchiudersi in casa, magari senza cambiare aria, perchè il nemico è nell'aria che aleggia munito del messaggio subliminale..."Io sono la morte, sono arrivata, tu hai trascurato la tua vita, hai trascurato il tuo corpo, hai annientato il tuo spirito e la tua anima, preoccupandoti solo di TE e quasi mai dell'ambiente che ti circonda...Caro essere umano tu non ti ascolti da lungo tempo, tu abusi delle tue energie, schiacci la tua coscienza e con la paura io mi rafforzo divento mostruosamente pericoloso...""
Ma qui non si tratta di non seguire le raccomandazioni base collegate all'aggregazione sociale, luoghi pubblici etc... Anche un parco affollato.
Mai io mi chiedo: chi vive in paesi di campagna, spesso neppure in zona rossa (pensiamo alle vaste campagne della Pianura Padana o alle zone collinose e montane, pensiamo alla  diversità territoriale dell'Italia)?
Queste persone, possibile che non riescano con un po' di ragionevolezza a comprendere che una camminata li aiuterebbe molto più di un antidepressivo a limitare quelle crisi di panico sociale che stanno prendendo il sopravvento??
Una camminata in campagna soli li aiuterebbe intanto ad assimilare la vitamina D grazie al sole e a calmare quella tensione fisica e mentale che li sta immobilizzando!!
Molti negli ultimi giorni stanno dicendo che aleggia un silenzio colmo di paura, tra la gente, e se alcuni, che hanno una visione un po' diversa, magari lungimirante in una società meno terrorizzata,
osano rassicurare e sdrammatizzare, vengono presi per pazzi non in grado di vedere la terribile malattia che dall'aria circostante sta invadendo lo stivale procedendo da Nord a Sud, come le terribili Invasioni Barbariche!!!
Io nutro sempre una speranza per l'essere umano, so che molti stanno evolvendosi e stanno capendo che preoccupandosi e occupandosi sempre di sè, della propria salute e dell'ambiente, arrivano ad avere una  migliore qualità della vita, ma sono anche sincera:  in questi momenti io colgo solo e sento solo nell'inconscio collettivo della nostra popolazione una paura della malattia che pietrifica il corpo.

Senza un corpo sciolto e mobile non vi è libertà, senza un corpo rilassato non vi è serenità, senza un corpo in ascolto con l'ambiente circostante non vi è ampia percezione mentale.

E proprio queste riflessioni prendono forma in alcuni capitoli del libro che ho citato, eccone una sui
PIEDI
"I piedi sono in comunicazione con gli occhi, le orecchie, il naso, le braccia, il busto e le sensazioni, in un dialogo spesso troppo rapido affinchè la mente riesca ad afferrarlo.
I piedi ci portano avanti con precisione. Percepiscono il suolo e tutto ciò con cui la zona plantare viene a contatto.
Registrano impressioni e poi fanno un passo in avanti o di lato.
I piedi sono strutture meccaniche forti e complesse con 26 ossa, 33 articolazioni e oltre 100 tendini, muscoli e legamenti, tengono il corpo eretto e in equilibrio"

Ma proprio i piedi che hanno perso nella società contemporanea il contatto con la loro forza, con la loro capacità di percorrere sentieri scoscesi abitualmente, hanno perso anche il contatto con la nostra mente.
Spesso molta gente ha un corpo che porta in giro un'enorme testa colma di pensieri, fissazioni , o semplicemente informazioni, ma questa stessa testa non sente i messaggi che i piedi e tutto il corpo le inviano.
Ecco che oggi le menti risultano colme di pensieri ossessivi collegati al Coronavirus, ma questi pensieri volenti o nolenti sono sempre in comunicazione con il proprio corpo, e mandano messaggi al proprio corpo, certo non  messaggi di rilassamento ma di tensione.
Credo che una simile e semplice riflessione sia accessibile a tutti noi.
Ma di risposta il nostro corpo che sta nella verità più della mente, sicuramente chiede pace, chiede rilassamento, chiede di lasciare andare il piede, di rilassare le spalle , di scaricare la schiena e di muovere il collo per esempio...Per non parlare del bacino, il nostro corpo chiede di liberare tutte le articolazioni, anche ginocchia, anche, bacino.
Sempre in ogni momento della nostra vita il corpo vuole libertà, non sopporta gabbie e sovrastrutture e occorre liberarlo rimettendolo in contatto con la psiche.

CORPO E PSICHE DEVONO RITROVARSI DOPO TANTO DISTACCO PER PERMETTERCI DI EVOLVERE CON CONSAPEVOLEZZA.

La consapevolezza potendosi così esprimere ci permette di relegare la PAURA e di esprimere l'AMORE!!!


Ecco che la CAMMINATA assume un ruolo fondamentale, ci rimette in contatto con il nostro corpo, ci fa abbandonare pensieri ossessivi e in questo modo con lucidità e maggiore distacco la vera percezione della realtà si fa più viva.
Ma una cosa fondamentale nel camminare è mantenere quell'ascolto verso il corpo, verso i piedi, e verso i messaggi che ci manda.
Ciò significa spostare l'attenzione dall'alto, dalla mente onnipresente come se fosse divina, verso il corpo.
Perchè non è la mente e la ragione ad essere divina ma la divinità è presente nell'UNITA', nel TUTTO.
NON VI DEVE ESSERE SEPARAZIONE MA SEMPRE UNITA' PER RISVEGLIARE LA NOSTRA COSCIENZA.
Camminare risveglia la coscienza e porta all'unità tra mente e corpo, impedendo alla mente e alle sue ossessioni di prendere il sopravvento e di schiacciare la nostra vera capacità di sentire.

E concludo con riflessioni prese dal filosofo Maurice Merleau-Ponty riguardanti il pensiero ed il corpo.
Ovviamente solo chi cammina molto vi si può riconoscere.
"L'uomo pensa con tutto se stesso. Sia con la testa, sia con il corpo.
Noi consociamo , custodiamo, i ricordi e riflettiamo con le dita dei piedi, i piedi, le gambe, le braccia, la pancia, il petto e le spalle."
Perciò è impensabile pensare che un pensiero colmo di paura non possa immobilizzarci, bloccare i nostri muscoli e se mantenuto non possa per es. bloccare la funzionalità dei nostri organi.
Del resto la medicina tradizionale cinese, MTC, con i suoi meridiani che scorrono lungo il nostro corpo ci parla di connessione tra esterno ed interno, tra linee energetiche esterne e organi interni, tra alto e basso ovvero tra testa e piedi percorrendo tutto il corpo.
Siamo continuamente in connessione, ma se questa connessione non la sentiamo, se questa connessione la trascuriamo pensando solo al lavoro, magari ossessionati da un pensiero, come in questi giorni il pensiero della malattia, se non la alimentiamo con il contatto con la natura attraverso una camminata consapevole, allora l'emozione dominante prenderà il sopravvento e alla lunga indebolirà l'organo corrispondente.
Nella MTC la PAURA è connessa ai RENI.
Camminiamo, connettiamoci ed evitiamo di indebolire la nostra vitalità organica che mai come ora ha bisogno di sostegno e ascolto!!!!










mercoledì 4 marzo 2020

La normalità secondo Huxley

In questi giorni di riflessione sociale per alcuni, alienazione per altri, panico per altri ancora collegati all'evento mediatico del Coronavirus, molti suggeriscono di leggere Cecità di Saramago.
Il primo libro che nell'immediato mi ha ricordato la caserma militare in cui sono stati messi in quarantena i primi italiani rientrati è stato proprio Cecità.
Ma la realtà supera la fantasia di Saramago poichè addirittura gli italiani in quarantena isolati vengono intervistati e l'informazione fa apparire il tutto come una situazione normale, una situazione necessaria in una società civile, dove tutti devono accettare l'isolamento nel caso di infezione....tutti siamo potenziali untori con o senza sintomo.
Una follia mediatica non una normalità.
In questi casi mi piace ritrovare definizioni filosofiche o letterarie di alcuni termini o di alcuni periodi sociali.
Ho preso in mano il libro di Aldous Huxley "Il mondo nuovo - Ritorno al mondo nuovo" e proprio nella seconda parte in cui analizza e scansiona la società anormale del suo libro, Huxley descrive la società occidentale partendo da un'analisi del filosofo e psichiatra Erich Fromm.
Così ho pensato di condividere di seguito queste pagine.

Erich Fromm risponde così alla domanda in cui si chiede in che modo i progressi tecnologici degli ultimi anni abbiano agito sull'individuo:
"La nostra società occidentale contemporanea, nonostante il progresso materiale, intellettuale e politico, è sempre meno capace di condurre alla sanità mentale, e tende a minare invece la sicurezza interiore, la felicità, la ragione, la capacità d'amore nell'individuo; tende a trasformarlo in un automa che paga il suo successo di uomo con una sempre più grave infermità mentale, con la disperazione che si cela sotto la frenetica corsa al lavoro e al cosiddetto piacere."
Questa grave infermità mentale può esprimersi in sintomi nevrotici, palesi,  quanto mai desolanti.
ma Fromm prosegue dicendo: "Attenti a non ridurre l'igiene mentale alla semplice prevenzione dei sintomi.
I sintomi, in quanto tali, sono per noi non nemici, ma amici, dov'è un sintomo, là vi è conflitto, e conflitto significa sempre che forze vitali lottano ancora per l'integrazione e per la felicità."
Di seguito Huxley analizza gli individui normali....
Le vittime veramente disperate dell'infermità mentale si trovano proprio tra gli individui che paiono normalissimi. Molti di essi sono normali solo perchè si sono adattati al nostro modo d'esistenza, perchè la loro voce di uomini è stata messa al silenzio in età così giovane che essi nemmeno lottano, nè soffrono, nè hanno i sintomi del nevrotico. Non sono normali, diciamo così, nel senso assoluto della parola, sono normali solamente in rapporto ad una società profondamente anormale.
Il loro perfetto adattamento a quella società anormale è la misura della loro infermità mentale.
Questi milioni di individui abnormemente normali, che vivono senza difficoltà in una societò a cui, se fossero pienamente uomini, non dovrebbero adattarsi, ancora carezzano " l'illusione della INDIVIDUALITA'" ma di fatto sono stati in larga misura disindividualizzati.

IL LORO CONFORMISMO DA' LUOGO A QUALCOSA CHE SOMIGLIA ALL'UNIFORMITA'.
MA UNIFORMITA' E LIBERTA' SONO INCOMPATIBILI.
UNIFORMITA' E SALUTE MENTALE SONO ANCH'ESSE INCOMPATIBILI....

L'uomo non è fatto per essere automa, e se lo diventa, va distrutta la base della sanità mentale.
Nel corso dell'evoluzione la natura si è adoperata in ogni modo perchè ciascun individuo fosse diverso da tutti gli altri.
Qualsiasi cultura che, nell'interesse dell'efficienza o in nome di un dogma religioso o politico,  cerca di standardizzare l'individuo umano, commette un'offesa contro la natura biologica dell'uomo.

La scienza può definirsi riduzione dalla molteplicità all'unità.
Essa cerca di spiegare l'infinita diversità dei fenomeni naturali ignorando l'unicità dei singoli fatti, mettendo a fuoco quel che essi hanno in comune e infine astraendo una legge per la quale i fatti prendano senso e sia quindi possibile affrontarli.
Con lo stesso spirito l'artista, prende le innumerevoli diversità e unicità del mondo esterno e la propria fantasia, e dà a tutto un significato entro un sistema ordinato di moduli plastici, letterari o musicali.
Il desiderio di porre ordine al caos,, di trarre armonia dalla dissonanza, unità dalla molteplicità...E' una sorta di ISTINTO INTELLETTUALE....
L'opera di questa Volontà d'Ordine è quasi sempre benefica nel campo della scienza, dell'arte e della filosofia.
Ma nella sfera sociale, nel dominio della politica e dell'economia, la Volontà d'Ordine diventa veramente pericolosa.
Qui la riduzione teoretica della molteplicità ingestibile a unità comprensibile si muta nella vita pratica in riduzione della diversità umana a uniformità subumana della libertà e servitù.
La volontà d'ordine può trasformare in tiranno chi voleva solamente spazzare via la confusione.
La bellezza dell'ordine serve come giustificazione al dispotismo.
L'organizzazione è indispensabile, perchè la libertà sorge e acquista senso solo entro una comunità che sappia regolarsi da sè, composta da individui liberi e cooperanti.
ma l'organizzazione, seppur indispensabile, può anche essere letale-
L'eccessiva organizzazione trasforma gli uomini in AUTOMI, SOFFOCA LO SPIRITO CREATIVO, TOGLIE OGNI POSSIBILITA' DI LIBERAZIONE.
Come sempre la via di mezzo è la più sicura, tra il lasciar fare da una parte e il controllo totale dall'altra.

Tratto da
Aldous Huxley - Ritorno al mondo nuovo.

Credo che come individui e genitori noi dobbiamo ai nostri figli la possibilità di sperimentare la libertà e la creatività in un momento storico in cui viene chiesto alla società di soffocare ogni possibilità di esprimersi come individui, dalla scuola, al lavoro, passando per la rinuncia delle proprie passioni in nome di un falso benessere economico e sociale.
Credo che in questo momento storico la paura sia ormai una psicosi collettiva e che occorra fare uno sforzo per risvegliare le coscienze in un presente che vede gli individui come pedine di un gioco economico in mano alle lobby.
Serve uno sforzo collettivo.... oggi più che mai!!!!!

Ah dimenticavo queste profonde analisi sono state fatte nella prima metà del secolo scorso...
E allora muoversi.......muoversi!!!!